PATTO PER IL LAVORO
20 luglio 2015
Premessa
La Giunta
dell'Emilia-Romagna, facendo seguito agli impegni presi dal Presidente nelle
sue dichiarazioni programmatiche davanti all'Assemblea legislativa, pone il
lavoro al centro della sua azione di governo con la definizione di un nuovo
Patto tra tutte le componenti della società regionale.
L'apertura
globale dell'economia e la lunga crisi hanno segnato anche la nostra società regionale,
che pure ha reagito meglio del resto del Paese al cambiamento strutturale che
sta caratterizzando il nuovo secolo.
Siamo di
fronte ad una nuova rivoluzione
industriale e di mercato. Dal
2000 il contesto competitivo ha raggiunto un’estensione globale che ha generato
una complessa riorganizzazione dei cicli produttivi e un crescente bisogno di
competenze. Un cambiamento profondo e strutturale che ha causato una netta divaricazione tra le imprese e i
territori che sono stati in grado di inserirsi con capacità di innovazione nel
contesto globale e la vasta area di imprese e territori che invece sono rimasti
al margine.
L’aumento
del rischio di povertà e di esclusione sociale, l’esplosione della disoccupazione giovanile e della precarietà professionale che stanno
segnando un’intera generazione ne sono gli esiti.
L'aumento dell’estensione del mercato comporta
un aumento della domanda ma anche una sua segmentazione, con l'emergere di
nuovi spazi per produzioni di beni e servizi ad alto valore aggiunto.
Si stanno affermando nel mondo - e saranno dominanti nei prossimi
decenni - nuovi modelli organizzativi, chiamati anche industria 4.0, in cui
l'efficienza dell’intera catena del valore dipende dalla capacità di
interconnessione digitale delle diverse fasi produttive in un sistema organico
di informazioni e conoscenze in grado di rispondere con continuità a bisogni
fra loro differenziati. Fondati sull’innovazione delle tecnologie e dei
processi, riguardano una nuova manifattura che produce non solo beni che implicano
una crescente quota di servizi ma anche servizi alle persone, alle imprese e
alla comunità.
La localizzazione delle fasi centrali e
strategiche di tali cicli produttivi si realizza in quei contesti istituzionali
e sociali in grado di garantire l'intelligenza dell'intero sistema, cioè capaci
di disporre di competenze, ricerca, tecnologie, servizi adeguati a governare e
orientare i processi produttivi di beni e servizi complessi.
L'Emilia-Romagna si candida ad essere uno degli snodi cruciali di questa
nuova rivoluzione industriale anche in funzione del rilancio dell’obiettivo
della piena e buona occupazione.
La capacità di innovazione e la coesione
dell'intero sistema produttivo e sociale divengono allora il presupposto per
partecipare attivamente ad una nuova fase dello sviluppo in cui il territorio torna ad essere centrale in
un’economia sempre più aperta e
competitiva.
Proporsi
di creare lavoro oggi vuol dire impegnare tutta la società in un percorso di
sviluppo "Smart, inclusive e sustainable", come prefigurato dal
Programma Europa 2020 e ripreso dal Patto
per lo sviluppo siglato nella precedente legislatura. Vuol dire sentirsi “Regione Europea” ed operare ora,
integrando tutti gli strumenti per stimolare dinamismo e avviare una nuova fase di sviluppo in cui ritrovare una
nuova coesione sociale. Vuol dire anche, in continuità con i precedenti patti
siglati in questa regione e con i protocolli di relazioni specifici, proseguire
il confronto tra le parti con continuità, in una logica di miglioramento
continuo e di verifica dei contenuti del patto e delle politiche regionali, con
l’obiettivo di perseguire una consolidata e rinnovata coesione sociale, valore
fondamentale per il rilancio del territorio.
In questa
prospettiva la Giunta e le componenti della società regionale condividono le linee di azione con cui ognuno si
impegna a contribuire al rilancio dello sviluppo e dell’occupazione nella
nostra regione.
Punto di
partenza di tale documento è la convinzione che la crescita della nostra
società e la sua capacità di generare buona occupazione si fondino:
A.
sull'aumento
della capacità di creare valore aggiunto,
agendo sullo sviluppo e sulla diffusione delle conoscenze e delle competenze e,
quindi, su un’ampia capacità di innovazione nella produzione e nei servizi alle
imprese, alla persona ed alla comunità;
B.
sulla
piena affermazione della legalità in
ogni ambito e in particolare in ogni relazione
di lavoro;
C.
sulla
capacità di stimolare investimenti che,
migliorando la qualità della vita collettiva, generino nuove occasioni di
occupazione;
D.
sull'azione
di riordino istituzionale,
efficientamento organizzativo e semplificazione normativa avviata dalla
Regione, ma estesa all'intero assetto istituzionale presente nell'ambito
regionale;
E.
sull'avvio
e consolidamento di un metodo di definizione e attuazione delle politiche pubbliche centrate sulla condivisione delle scelte strategiche e sull’integrazione dei fondi regionali,
nazionali ed europei;
F. su un sistema di welfare come leva per creare buona e nuova occupazione, ridurre le
disuguaglianze e migliorare la coesione sociale.
Questo
documento riconosce i driver dello
sviluppo nelle seguenti linee e nei relativi interventi prioritari:
1.
Persone e lavoro: creazione di un’Agenzia regionale per il lavoro e rafforzamento del
sistema educazione - formazione - lavoro, che possiamo definire ER dual Education;
2.
Comunità e lavoro: il nuovo welfare e i nuovi
lavori sociali, il terzo settore e
l’autorganizzazione sociale;
3.
Sviluppo, imprese e lavoro: internazionalizzazione, attivazione della Legge regionale
14/2014, innovazione (Strategia S3), qualità e rafforzamento competitivo del
sistema produttivo, nuove imprese e sviluppo delle competenze;
4.
Territorio e lavoro: qualità del territorio e investimenti in
particolare attraverso un piano per la sicurezza e la manutenzione del territorio - a partire da un nuovo piano regionale
per “una regione senza amianto” - un
piano per la casa, un piano per la mobilità e un piano per l’edilizia scolastica;
5.
Legalità e lavoro: contrastare ogni tentativo di
infiltrazione nell’economia legale da parte della criminalità organizzata e la
negazione di diritti fondamentali nel lavoro, agendo su appalti, anticorruzione
e gestione dei beni sequestrati e confiscati.
6.
Semplificazione
e lavoro: avviato il processo di riordino istituzionale, la Giunta
ritiene di dotarsi di una task force
per realizzare, anche attraverso il confronto con le parti sociali, la semplificazione
normativa e l'efficientamento organizzativo.
Le azioni descritte
nel testo e negli allegati seguenti si fondano su una rilettura delle trasformazioni avvenute nell’economia
mondiale, italiana e regionale e si realizzano con un Patto che richiede ad
ognuna delle componenti attive della nostra società di partecipare alle scelte,
assumendosene responsabilità, nella convinzione che questa azione collettiva, che la nostra regione può realizzare, possa
agire come traino della ripresa dell'intero Paese.
Il Patto per il Lavoro è un patto
di legislatura che prevede, anche attraverso i tavoli già istituiti presso
gli assessorati regionali, il coinvolgimento delle parti firmatarie per un confronto
preventivo sui contenuti delle principali azioni e dei provvedimenti da
intraprendere in attuazione e in coerenza con quanto condiviso.
Gli impegni assunti
saranno oggetto di un monitoraggio periodico, che vedrà partecipi le parti
firmatarie con riunioni almeno semestrali, con riferimento allo stato di
avanzamento della spesa e delle azioni intraprese, attraverso la raccolta ed il
presidio dei dati relativi a ciascuna linea strategica di intervento.
In un’ottica di trasparenza e
accountability dell'azione pubblica, il Patto sarà anche oggetto di
valutazione. Con il concorso delle Parti
firmatarie, sarà realizzato sarà un Piano Unitario di
Valutazione per misurare da un punto di vista qualitativo l'efficacia e
l'impatto dell'azione integrata dei Fondi europei, regionali e nazionali sul
sistema regionale in termini di sviluppo e occupazione.
Saranno inoltre definiti
indicatori, principalmente connessi al mercato del lavoro, per misurare
l'impatto degli interventi sull'occupazione, sia in termini di consolidamento e
mantenimento che in termini di nuova occupazione.
L’analisi dell’andamento
dell’economia regionale che accompagnerà l’attuazione del Patto e il
monitoraggio e la valutazione dei risultati conseguiti saranno realizzati anche
nella collaborazione con il sistema camerale dell’Emilia-Romagna.
Allegato 1 – Uscire dalla crisi: una rilettura, scenari e previsioni
UN NUOVO SVILUPPO PER UNA NUOVA COESIONE SOCIALE
Regione Emilia-Romagna, istituzioni locali,
università, Unioncamere, parti sociali datoriali e sindacali, Forum del terzo
settore condividono la necessità di impegnarsi per definire linee strategiche,
azioni e strumenti capaci di generare un nuovo sviluppo per una nuova
coesione sociale. Firmando questo documento, assumono impegni e responsabilità
rispetto a un percorso comune.
Obiettivo prioritario è riportare
l’Emilia-Romagna a una piena e buona occupazione. Obiettivo verso
il quale la Regione ha scelto di orientare le proprie politiche, che per essere
raggiunto ha bisogno di intelligenza collettiva e determinazione da parte di
tutta la società regionale.
Il Patto per il Lavoro è l’atto di responsabilità collettiva di una
comunità che individua la cornice d’azione per un cambiamento strategico orientato alla sostenibilità sociale, ambientale e
culturale, ridefinisce i principi del proprio sviluppo e pone le basi per una
nuova coesione sociale, in
continuità con i principi e lo spirito che hanno permesso di condividere il
“Patto per attraversare la crisi” ed il “Patto per la crescita”.
Generare sviluppo e creare futuro è il nostro impegno per
garantire ai più giovani di poter crescere in una regione europea, che
nella crisi e nelle trasformazioni in corso ha saputo cogliere le potenzialità
per identificarsi con le migliori espressioni del cambiamento.
1. LAVORO
E LEGALITÀ
Un Patto
per il Lavoro è anche un patto per la legalità.
Motivazioni di natura etica, sociale ed economica
pongono a tutti gli attori del
Patto l’esigenza di elaborare nuove strategie
per contrastare ogni rischio di infiltrazione della criminalità organizzata
nell’economia e nella società e in particolare usura, abusivismo, caporalato,
evasione fiscale e contributiva e ogni altra manifestazione di attività
economiche illegali. Nessuno di noi può più sottovalutare questi fenomeni che
colpiscono le imprese virtuose, costrette a subire una concorrenza sleale, i
lavoratori, che pagano il prezzo di una riduzione dei loro diritti, e la
società, che sconta la crescita dell’insicurezza.
Torniamo ad investire sulla
dimensione sociale, sulla cultura e sulla qualità del lavoro che il Paese ha
progressivamente smarrito. Lavoro irregolare e inosservanza delle norme di
salute e sicurezza nei luoghi di lavoro
sono un problema anche di legalità che riguarda il futuro della nostra
economia, dei lavoratori e delle imprese della regione. Per queste ragioni è
importante l’approvazione di un nuovo piano regionale della prevenzione.
Le parti firmatarie sollecitano Governo e
Parlamento a procedere alla definitiva approvazione della Legge, già approvata
in Senato, di recepimento delle Direttive europee in materia di appalti,
assumendo come priorità nella riscrittura delle norme il contrasto
all’illegalità e alle infiltrazioni mafiose. Le parti si riservano inoltre di
formulare proposte a Governo e Parlamento per evitare che procedimenti giudiziari
e amministrativi che interessano imprese coinvolte in eventi criminosi
rischino, nella loro attuazione, di compromettere i livelli occupazionali e la
continuità aziendale.
In questo
quadro la Giunta regionale si impegna a presentare alle parti una proposta per
un Testo Unico su Appalti e Legalità che diventi Legge regionale. Tale priorità
sarà affrontata dalla Consulta per la legalità che dovrà costituirsi
entro l’estate di questo anno.
L’impegno delle parti firmatarie è inoltre rivolto
a consolidare forme di collaborazione inter-istituzionale con
gli organi ispettivi di vigilanza sulla regolarità dei rapporti di lavoro e
sulla corretta gestione degli istituti di sostegno al reddito e delle
transizioni al lavoro quali i tirocini e a orientare l’azione politica e amministrativa alla definizione di un
nuovo equilibrio tra rafforzamento, qualificazione e rigore sostanziale dei
controlli e semplificazione delle procedure, per evitare esasperazioni
burocratiche e facilitare il rispetto delle regole, presupposto per una competizione corretta.
In tale contesto, le parti datoriali assumono
l’impegno ad adottare, ciascuna nel proprio ambito, codici etici che prevedano
il rispetto e la difesa del principio di legalità, e comportamenti coerenti e
conseguenti, nonché l’impegno all’adozione di adeguate sanzioni sino
all’esclusione delle Imprese condannate per criminalità e sino alla decadenza
dagli organi associativi per rappresentanti aziendali o gruppi dirigenti di
Impresa condannati in via definitiva per eventi criminosi connessi
all’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia e ad ogni altra
fattispecie di attività economica illegale. Allo stesso modo, le organizzazioni
produttive assumono l’impegno di raccomandare alle proprie Imprese associate di
regolare i propri rapporti negoziali ai principi di legalità, qualità,
regolarità e trasparenza.
Legalità e lavoro significano anche combattere il
fenomeno dell’usura, attraverso la stipula
di protocolli di intesa tra Regione e istituti di credito per favorire
l’accesso al credito dei lavoratori e delle aziende vittime di usura e
attraverso sportelli di sostegno che permettano alle vittime di sapere cosa
fare per uscire da questi ricatti.
Un’attenzione particolare
in tema di legalità è da riservare ai giovani, spesso poco consapevoli dei
propri diritti e più esposti ai rischi di irregolarità nella fase di ingresso
nel mercato del lavoro. Per questo vogliamo
promuovere una campagna per diffondere la cultura
della legalità, a partire dalla scuola. Perché la società regionale maturi
una vera e propria trasformazione culturale, l'educazione alla legalità del
lavoro deve diventare una componente della preparazione dei giovani alla futura
vita lavorativa.
La Regione si impegna infine a rafforzare gli
strumenti, le azioni di coordinamento e le funzioni proattive della Pubblica
Amministrazione in materia di anticorruzione, promuovendo la costituzione della
rete per l’integrità e la trasparenza.
Allegato 2 – Testo Unico su appalti e legalità
2.
UNA
NUOVA GENERAZIONE DI POLITICHE PUBBLICHE
Una regione ad alto
valore aggiunto
|
La mutazione strutturale
delle dinamiche competitive a livello globale ci impone di operare per accrescere
il valore aggiunto dei nostri prodotti e servizi, agendo sulle capacità di
innovazione e sulle competenze individuali e collettive. In tale contesto fondamentali
divengono le condizioni territoriali. Rete
istituzionale, welfare
partecipativo, infrastruttura educativa e formativa, qualità e sostenibilità ambientale delle filiere produttive sono le
componenti essenziali che possono agire da esternalità positiva per rafforzare
quelle capacità di sistema che sostengono innovazione e sviluppo e per fare
dell’Emilia-Romagna una regione ad alto
valore aggiunto.
Con questo obiettivo avviamo una nuova generazione di
politiche per lo sviluppo fondate sul riconoscimento del valore del territorio, della produzione, del lavoro e
delle persone, su una sistematica interazione fra i diversi
livelli istituzionali e su un coordinamento
strategico dell’azione regionale.
Un cambiamento che fa propri alcuni principi: la concentrazione della
programmazione su obiettivi individuati a partire da una visione territoriale
dello sviluppo regionale (articolata in aree urbane, montagna, costa, asse del
Po e territorio colpito dal sisma nel 2012), la condivisione delle scelte
strategiche attraverso una nuova
governance inter-istituzionale che coinvolga Aree vaste, Città Metropolitana e Comuni, l’integrazione degli strumenti
e delle politiche e, infine, una trasparente ed effettiva valutazione delle
politiche messe in campo.
Tali
politiche si collocano nello scenario
di riforma che modifica il profilo istituzionale delle Province
e istituisce la Città metropolitana di
Bologna. Nel ridisegno
delle relazioni territoriali che la riforma impone, Bologna - che ha già promosso
“il Patto metropolitano per il lavoro e lo sviluppo economico e sociale” quale
contributo al Patto regionale - deve essere in grado con le sue infrastrutture
materiali ed immateriali di ridare impulso al sistema regionale creando, in
sinergia con l’Amministrazione regionale e con le Aree vaste, alleanze
produttive, di sviluppo della conoscenza e di attrattività innovative. Coesione
istituzionale e capacità di fare sistema, fondate sulla valorizzazione del
capoluogo metropolitano e sulla creazione di una rete di connessioni
intelligenti con i diversi territori e le loro istituzioni, possono permettere
al territorio regionale di affermarsi quale luogo di sperimentazione
istituzionale, sociale ed economica di fronte all’intero Paese.
Strumento operativo di questa nuova generazione
di politiche pubbliche sono i piani
integrati, un modello di programmazione territoriale che rappresenta un’evoluzione
dei principi di condivisione e partenariato adottati in passato. Con questi
piani la Regione intende dare voce ai fabbisogni specifici delle diverse realtà
e comunità territoriali
attraverso forme innovative di partenariato, a più riprese richieste
dall’Unione europea, che prevedano anche il concorso di investimenti privati aggiuntivi e complementari alle
politiche pubbliche.
Piani
di nuova generazione sono anche quelli che la Giunta - nella forte spinta all’integrazione nell’attuazione
dei PO Fse, Fesr e Feasr - si impegna ad approvare, individuando ambiti su cui
intervenire in modo convergente non solo in termini di priorità e obiettivi, ma
anche di procedure e tempi di attuazione. I primi piani di intervento integrato
dei Fondi SIE che la Giunta si impegna ad approvare sono quelli per le Alte
competenze per la ricerca e il trasferimento tecnologico e per promuovere
l’avvio di nuove imprese.
Innovazione
istituzionale
|
La programmazione, attuazione e valutazione degli
interventi coinvolgono contestualmente tutta la Giunta regionale, i diversi
livelli istituzionali del territorio e le forze sociali e si fondano su una
capacità di costruire politiche in collaborazione con il Paese e con l’Unione
europea. Una sperimentazione che si
colloca nella stagione di riforme avviata dal Governo italiano e che, nella
consapevolezza del contributo che l’Emilia-Romagna può dare alla valorizzazione
delle politiche di dimensione territoriale, diventa innovazione istituzionale. A questa logica corrispondono gli accordi che l’Emilia-Romagna propone al
Governo a supporto degli obiettivi individuati e condivisi in questo documento.
Accordi che si fondano sulla sinergia tra istituzioni, sull’integrazione delle
risorse e sulla complementarietà degli interventi per raggiungere obiettivi
strategici per il territorio regionale e per il Paese.
3. PERSONE E LAVORO
Le persone, i loro diritti
e le loro aspirazioni sono alla base del Patto per il Lavoro, degli obiettivi
che si pone, degli interventi che saranno realizzati in attuazione di quanto
condiviso e di una valutazione
strategica degli esiti in termini di impatto occupazionale non solo quantitativo, ma anche qualitativo.
3.1 Un’infrastruttura educativa e formativa per lo
sviluppo
Livello di istruzione e
destino economico
|
Il destino
economico e sociale di un territorio dipende dal livello qualitativo e
quantitativo di istruzione dei suoi abitanti. La scolarità è la nuova
discriminante sociale sia a livello individuale che collettivo. Per prevenire il circolo vizioso dello
svantaggio sociale, è necessario investire sul diritto allo studio,
sull’innalzamento dell’obbligo scolastico, e sui servizi educativi per l’infanzia
che rivestono un ruolo cruciale per la promozione del successo formativo, la
riduzione delle disuguaglianze e per la garanzia del benessere sociale ed
economico delle generazioni future.
Globalizzazione,
aumento della dimensione geografica dei mercati, riorganizzazione su base
globale dei cicli produttivi, rivoluzione tecnologica hanno profondamente
compromesso quella continuità di innovazioni incrementali che ha caratterizzato
un periodo significativo della nostra crescita. La capacità di competere oggi
necessita di una comunità che investe sulle
persone per costruire il proprio futuro.
In
Emilia-Romagna abbiamo costruito un’infrastruttura
educativa e formativa per lo sviluppo - ER Educazione Ricerca Emilia-Romagna - inclusiva, unitaria negli obiettivi, fondata sulla collaborazione
tra i diversi soggetti formativi - scuole, enti di formazione, università e
centri di ricerca - e le imprese, che svolge un ruolo fondamentale nella
formazione dei cittadini nella promozione di un’occupazione qualificata e nell’attrazione di investimenti.
Tale infrastruttura va
consolidata in tutte le sue componenti –
Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), Rete Politecnica, Alta formazione
e ricerca, Formazione continua e permanente e Formazione in apprendistato – per
dotare le persone e il territorio di conoscenze strategiche orientate alla specializzazione, all’internazionalizzazione e a un’innovazione sociale, organizzativa ed
economica che non sia circoscritta
alla tecnologia, ma a tutte le forme che essa può assumere, accomunate da un
“uso intensivo” di creatività e ingegno.
Obiettivo
comune è garantire il diritto dei
singoli di partecipare ai processi di sviluppo, valorizzare aspettative e
potenzialità delle persone e della collettività e rafforzare quelle competenze tecniche,
critiche e relazionali necessarie per crescere, lavorare e competere in una
dimensione sempre più internazionale, diritto che va reso esigibile a tutti i
cittadini, anche stranieri, che rappresentano una risorsa in una comunità
sempre più multietnica. Occorre garantire quindi un forte investimento sul
diritto allo studio come leva di contrasto alla dispersione scolastica.
Intendiamo
raggiungere questo risultato promuovendo
una programmazione convergente tra Fse, altri fondi strutturali, risorse
nazionali e regionali (con interventi specifici descritti nel capitolo Sviluppo,
imprese e lavoro) e assumendo, nel confronto con la Commissione Regionale
Tripartita, priorità trasversali e strategiche.
Tra
queste, una maggiore integrazione tra i soggetti formativi e le imprese per
intercettare, anticipare e implementare competenze nuove e innovative per lo
sviluppo e sperimentare, anche attraverso accordi di filiera e valorizzando le
migliori esperienze già realizzate a livello regionale (DESI Dual
Education System Italy”), un modello di formazione duale regionale per
contribuire alla qualificazione dell’istruzione e dell’intera
infrastruttura educativa e formativa (anche con il completamento della quarta
annualità IeFP), anche attraverso lo sviluppo dell’alternanza scuola-lavoro aumentando
le possibilità di conseguire titoli di studio nell’alto apprendistato. Si intende infatti qualificare e diffondere
ulteriormente l'alternanza scuola/lavoro come modalità che mette in continuità
l’apprendimento strutturato in aula con il lavoro attraverso l’utilizzo in
azienda di locali idonei per svolgere le attività previste. Gli strumenti
principali, insieme allo sviluppo generalizzato della didattica laboratoriale,
sono i tirocini curriculari per i giovani fino a 18 anni e l'apprendistato per
l’alta formazione. Come primo impegno le parti si impegnano a promuovere entro
il 2016 in ogni ambito territoriale almeno un’esperienza pilota.
Priorità
a cui deve essere orientata l’azione di ogni segmento dell’infrastruttura
educativa regionale sono anche il rafforzamento
e la qualificazione dei percorsi di
transizione e la progettazione di una nuova generazione di politiche attive del lavoro che
integrino azioni per la qualificazione delle competenze o la riconversione
professionale e azioni di accompagnamento al lavoro.
La crescita deve essere misurata anche in
funzione delle competenze delle persone occupate, con ruoli e funzioni
differenti nelle diverse organizzazioni di lavoro.
La formazione continua rappresenta lo strumento
per corrispondere e anticipare le competenze necessarie alla crescita
professionale dei lavoratori e delle imprese. L’offerta di formazione dovrà
permettere - in collaborazione con la programmazione dell’offerta formativa dei
Fondi interprofessionali e mettendo in trasparenza ruoli e competenze per
evitare la sovrapposizione degli interventi e dunque massimizzarne l’efficacia
- di rispondere alla domanda di
competenze di imprenditori, dipendenti e lavoratori autonomi per favorire la
loro permanenza qualificata in impresa, sostenerli nell’affrontare eventuali
transizioni tra un lavoro e un altro e accompagnarli in percorsi di crescita e
mobilità professionale.
Resta confermato dalle parti il valore nella progettazione
formativa del Sistema regionale delle qualifiche, e l’opportunità che
offre alla persone di riconoscere competenze e conoscenze acquisite, spendibili
sul mercato del lavoro, attraverso i
servizi di formalizzazione e certificazione.
Agenzia
Regionale
per il Lavoro
|
Priorità strategica per il
raggiungimento degli obiettivi del Patto per il Lavoro è infine l’istituzione
dell’Agenzia Regionale per il Lavoro, che
riforma i centri per l’impiego, così come
contenuta nella proposta di legge regionale di riordino istituzionale.
Con
l’istituzione dell’Agenzia si avvia un processo di riallocazione a livello
regionale delle competenze oggi frazionate nelle Province, con l'obiettivo di
migliorare e qualificare i servizi per il lavoro, uniformando i comportamenti e
gli obiettivi a livello territoriale, mettendo a valore le relazioni tra le
parti sociali ai diversi livelli oggi necessari.
La riforma costituzionale approvata in prima lettura dalla Camera dei
Deputati modifica le competenze regionali e statali nella materia del lavoro,
estendendo la competenza legislativa esclusiva dello Stato alla “… tutela e
sicurezza del lavoro; politiche attive del lavoro; disposizioni generali e
comuni sull’istruzione e formazione professionale” (articolo 117, comma
secondo, lettera o). Il nuovo testo dell'articolo 116 della Costituzione
prevede però che, limitatamente alle politiche attive del lavoro e
all’istruzione e formazione professionale, sia possibile concedere alle Regioni
forme di autonomia differenziata.
L'attuazione della riforma Delrio è occasione per valorizzare il ruolo
della Regione come soggetto direttamente impegnato per l'attuazione sul
territorio di politiche volte ad assicurare il migliore livello dei servizi e
delle politiche attive per il lavoro. Per questo la Giunta regionale propone,
già a partire dall'imminente approvazione del Progetto di Legge di riordino
territoriale, di istituire un centro di competenza tecnica, organizzato nella
forma di Agenzia, con il compito di eseguire
gli indirizzi politici della Giunta regionale, condivisi con le Istituzioni
locali e oggetto di confronto con le parti sociali componenti la Commissione
Regionale Tripartita, al fine di coordinare e rafforzare la rete dei servizi per
il lavoro e offrire ai cittadini politiche attive di elevata qualità. Scelta
che permette anche di affrontare, compatibilmente con la soluzione delle
importanti questioni di ordine finanziario legate all'esercizio di tali
complesse funzioni, la situazione del personale dei centri per l’impiego.
Rete
attiva
per
il Lavoro
|
L’Agenzia Regionale per il
Lavoro si pone l’obiettivo di rafforzare i servizi per il lavoro quali perno di
una nuova generazione di politiche attive. A seguito dell’introduzione
dell’accreditamento - che la Giunta assume come priorità e i cui requisiti saranno
definiti nel confronto con le parti sociali – l’Agenzia dovrà valorizzare le
sinergie tra servizi sia pubblici che privati
accreditati per la strutturazione
di una Rete Attiva per il Lavoro che
opererà nel quadro di regole nazionali e regionali per garantire standard
qualitativi aggiuntivi rispetto a quelli previsti dai Livelli essenziali delle
prestazioni. In questa logica, come previsto dall’art. 33 della legge regionale
n.17/2005, i privati si collocano come parte della Rete attiva e in via integrativa
e non sostitutiva dei servizi pubblici al fine di completare la gamma,
migliorare la qualità e ampliare la diffusione sul territorio dei servizi.
3.2 I giovani e
il lavoro
I giovani, le loro aspettative e le
loro competenze devono tornare a essere un fattore di crescita e di dinamismo
sociale ed economico del nostro territorio. Il contrasto alla disoccupazione
dei giovani, mettendo in campo ogni intervento utile a creare nuove opportunità
di lavoro e a promuovere la nascita di nuova impresa, è una priorità
dell’azione di governo.
Garanzia Giovani, il programma europeo avviato a maggio 2014,
ha in questo primo anno già intercettato oltre 45.000 ragazzi e ragazze. Stiamo
lavorando con determinazione per dare risposte concrete a
ognuno di loro e a tutti i 112mila
Neet che vivono nella nostra regione.
Garanzia Giovani è una sfida che
segnala la necessità di nuove politiche che richiedono la collaborazione delle
istituzioni, di tutte le forze sociali e delle imprese chiamate a investire
responsabilmente nel futuro dei giovani avvicinandoli al lavoro. Il nostro impegno
per il 2015 è prioritariamente rivolto a dare piena attuazione al Programma
europeo, anche in integrazione con la programmazione del Fse 2014/2020.
Concluso il programma, a partire da una valutazione dei risultati conseguiti da
condividere con le parti sociali, intendiamo valorizzare/ l’esperienza maturata
fino ad ora, mantenendo un’offerta
mirata e sistematica verso i giovani e attivando misure più efficaci perché
maggiormente rispondenti alle specificità e ai bisogni della società e del territorio
regionali.
3.3 Donne e
Lavoro
Valorizzare e rafforzare il ruolo che le donne svolgono nell’economia e
nella società regionale è determinante per generare uno sviluppo sostenibile e
inclusivo.
L’impegno per l’affermazione del principio di pari opportunità fra
donne e uomini ha storicamente caratterizzato l’attività della nostra Regione, che
ha raggiunto importanti progressi in vari ambiti tra cui, in primo luogo,
quello dell’occupazione femminile, grazie anche alle politiche rivolte all’infanzia
e a quelle per l’istruzione e la formazione professionale.
Siamo consapevoli, tuttavia, che permangono elementi di criticità in
alcuni settori che la crisi tende ad aggravare e verso cui è necessario
indirizzare le politiche. Con questo obiettivo promuoviamo, attraverso azioni
anche sperimentali di orientamento e di qualificazione delle transizioni, una maggior partecipazione delle donne a percorsi tecnici, tecnologi e scientifici nei diversi livelli
dell’istruzione volta a rafforzare la loro presenza nei settori innovativi
dell’economia. Obiettivo è contrastare, in primo luogo, la segregazione
occupazionale di genere, in secondo luogo i fattori che determinano
discriminazioni nell’accesso e nella permanenza qualificata nel mercato del
lavoro, nell’accesso alle opportunità di carriera e ai livelli decisionali e
favorire una piena equità nelle retribuzioni, in coerenza ed attuando la legge
regionale n.6/2014.
Valorizzare e rafforzare il ruolo che le donne svolgono nell’economia e
nella società regionale è determinante per generare uno sviluppo sostenibile e
inclusivo. Allo stesso tempo, come ribadisce, la L.R.n.6/2014 “Legge quadro
per la parità e contro le discriminazioni di genere”, è fondamentale
promuovere e valorizzare il lavoro come fonte di realizzazione individuale e
sociale della persona.
L’impegno
per l’affermazione del principio di pari opportunità fra donne e uomini ha
storicamente caratterizzato l’attività della nostra Regione, che ha raggiunto
importanti progressi in vari ambiti tra cui, in primo luogo, quello
dell’occupazione femminile, grazie anche alle politiche rivolte all’infanzia e
a quelle per l’istruzione e la formazione professionale. Siamo consapevoli,
tuttavia, che permangono elementi di criticità in alcuni settori che la crisi
economica tende ad aggravare e verso cui è necessario indirizzare le politiche.
Con questo obiettivo promuoviamo, anche attraverso il ruolo chiave
delle politiche attive per il lavoro, l’incentivazione e la qualificazione
dell’occupazione femminile, dedicando una particolare attenzione alle donne in
situazione di fragilità sociale e di povertà ed al contrasto delle differenze
retributive tra donne e uomini. Analogamente importante è promuovere una maggior partecipazione delle ragazze a percorsi tecnici, tecnologi e scientifici nei diversi livelli
dell’istruzione volta a rafforzare la presenza femminile nei settori innovativi
dell’economia, attraverso
azioni anche sperimentali di orientamento e di qualificazione delle transizioni.
Obiettivo è agire da diversi punti di vista, anche attraverso gli strumenti che la legge
regionale n. 6 promuove, in primo luogo per contrastare le situazioni
di degrado delle condizioni e della qualità del lavoro favorite dall’emergenza
economica e sociale, in secondo luogo, per contrastare la segregazione occupazionale di genere e
quei fattori che determinano discriminazioni sia nell’accesso e nella permanenza
qualificata nel mercato del lavoro, sia nell’accesso alle opportunità di
carriera e ai livelli decisionali e favorire una piena equità nelle
retribuzioni.
3.4 Relazioni industriali per lo sviluppo e la buona occupazione
Le parti firmatarie del Patto ritengono che buone ed innovative
relazioni industriali, basate su regole riconosciute e condivise di
rappresentatività, siano fattore cruciale per accompagnare i processi di
cambiamento e la crescita economica e sociale.
In particolare il raggiungimento degli obiettivi previsti dal Patto,
quali:
-
la centralità del valore del lavoro e le competenze dei lavoratori;
-
la creazione di valore aggiunto e l’aumento della competitività del
sistema economico-produttivo;
-
la crescita di un’occupazione stabile e tutelata;
-
la realizzazione di strategie di sviluppo fondate su sapere, green
economy e valorizzazione del Made in Italy;
-
la diffusione di politiche di responsabilità sociale dell’impresa;
può essere favorito da corrette e avanzate relazioni sindacali.
Le parti ritengono che queste
ultime siano in grado di contribuire:
-
alla crescita e alla competitività delle imprese del nostro territorio,
in ragione dei processi di riorganizzazione dell’economia globale ed europea
che possono attraversare fasi di espansione o di riorganizzazione - correlate a
incrementi di attività che necessitano di innovazioni organizzative, di
processo o prodotto - o fasi di crisi congiunturale o strutturale (per
distretti, reti, sistemi o filiere d’imprese o per singole realtà aziendali).
-
all’obiettivo di distinguere le fasi di varianza legata a fabbisogni di
flessibilità produttiva, dalle fasi di crisi
congiunturale o strutturale. Nel
primo caso le parti, nella loro autonomia, individueranno strumenti e modalità
condivise per farvi fronte. Nel secondo caso, sono gli ammortizzatori sociali e
la protezione del reddito delle persone la leva cruciale a cui ricorrere. Le parti sociali possono
promuovere tale principio attraverso la contrattazione collettiva e la
responsabilità sociale delle imprese.
Le parti riconoscono inoltre che i processi di cambiamento e la crescita
economica e sociale possono essere favoriti anche attraverso la contrattazione prevista ai vari
livelli in ciascun settore economico.
La Regione
si impegna a coniugare politiche del lavoro e politiche industriali che possano
supportare l’impresa in un processo di riposizionamento di mercato o
industriale o nella ricerca di nuovi partner e, attraverso l’Agenzia Regionale
per il Lavoro, in accordo con il Governo e con le parti sociali regionali, a
definire le modalità per un maggior raccordo con politiche attive del lavoro,
al fine di consentire ai lavoratori coinvolti nei processi di sospensione di
avere accesso a politiche attive – realizzate da soggetti accreditati - per
essere più qualificati nell’affrontare i cambiamenti del mercato del lavoro.
Confermando
l'impegno ad operare per la salvaguardia dell'occupazione così come convenuto
nel Patto per attraversare la crisi e nel Patto per la crescita, la Regione
Emilia-Romagna si impegna a monitorare le risorse e gli effetti della gestione
degli strumenti di sostegno al reddito attraverso un confronto costante con le
parti sociali, in coerenza con le modalità partecipative che si sono sviluppate
in questi anni di gestione della crisi.
4.
COMUNITÀ E LAVORO
Nel
nostro sistema regionale il welfare è sempre stato un tratto distintivo: un motore di sviluppo che crea buona occupazione, riduce le
disuguaglianze redistribuendo risorse e favorisce processi di inclusione
sociale. Un sistema in cui occorre consolidare le innovazioni già prodotte
e, nello stesso tempo avviare un costante adeguamento alle trasformazioni sociali.
L’obiettivo è assicurare un welfare inclusivo, aperto, integrato, accessibile, che mette al centro le persone e i loro
diritti.
Il Piano Socio-Sanitario regionale è lo
strumento più adeguato per guidare l'innovazione e la riprogettazione. In
particolare, è necessario rafforzare il ruolo di governo pubblico nell'ambito
del sistema partecipativo della comunità, adeguare l'assetto programmatorio
alle scelte del riordino istituzionale, rilanciare la necessità
dell'integrazione delle politiche sociali, sanitarie e abitative, affrontare le
nuove emergenze sociali, con particolare riferimento alla crescita della
disuguaglianza e della povertà, che colpisce ampie fasce della popolazione.
L’aumento
della vulnerabilità sociale delle
famiglie e dei giovani, insieme alla crescita della popolazione anziana e alla
modifica della composizione delle famiglie, sono infatti fenomeni ben presenti
nel nostro territorio, alla base di un generalizzato sentimento di precarietà e
disorientamento. L’allentamento dei legami sociali, che da sempre costituiscono
le fondamenta del nostro capitale sociale, mette a repentaglio la tenuta e la
coesione del nostro tessuto sociale.
Se i
bisogni delle persone cambiano e cambiano le reti di relazioni che li
sostengono, devono cambiare anche i servizi. Il mondo del welfare regionale, dopo
sette anni di crisi profondissima, deve essere in grado di adattarsi alle nuove
e diverse esigenze dei cittadini e delle cittadine.
Welfare
dinamico, per la crescita e l’occupazione
|
Occorre
pertanto puntare a un sistema di welfare
più inclusivo, aperto, dinamico e partecipato, che si pone l’obiettivo di
aggredire l’emergenza guardando contemporaneamente alla ricostruzione delle
reti sociali, chiamando alla corresponsabilità gli utenti stessi con politiche abilitanti, iniziative di co-produzione e
co-progettazione, in grado di far interagire tutte le risorse economiche e
umane territoriali.
All’ente pubblico spetta, naturalmente, un forte ruolo
di governo e di regolazione di tutti i servizi e i soggetti della comunità, con
un’attenzione elevata al controllo dei livelli di qualità.
Un
welfare nel quale possono/debbono crescere nuove
professionalità e nuova occupazione,
un sistema di servizi multilivello,
in grado di soddisfare le domande diversificate dei cittadini e pagati in
ragione delle capacità reddituali delle famiglie.
Da sempre
il welfare regionale si avvale, fra le altre, di una risorsa molto importante
come quella del Terzo Settore,
all’interno del quale il Volontariato
ha giocato e gioca sui servizi un ruolo molto importante, che va valorizzato ma
anche disciplinato e indirizzato perché possa esprimere la sua natura più
autentica, valorizzando la sua capacità di promuovere capitale sociale, reti di
relazioni di sul territorio, integrandosi con il sistema dei servizi, senza
entrare in contraddizione con il lavoro retribuito.
L’aumento
dell’aspettativa di vita e i cambiamenti dei nuclei familiari rendono
necessaria un’evoluzione del sistema: parallelamente al consolidamento dei
servizi storici di protezione sociale attualmente accreditati, vanno
sperimentati servizi innovativi di
media e bassa soglia con particolare riferimento all’assistenza domiciliare, praticando un un concetto di “domicilarità”
che ricolleghi l’utente al proprio ambiente, utilizzando tutte le risorse che
lo stesso cittadino può mettere a disposizione.
Bisogna
qualificare la domiciliarità e, al suo interno, il lavoro di cura. A un impegno
volto all’emersione, occorre affiancare azioni di sostegno, informazione e
consulenza, formazione, aggiornamento ed empowerment alle famiglie,
sperimentando e diffondendo nuove forme di collaborazione organizzata, ambito
nel quale si può generare nuova occupazione. La Legge regionale sul Caregiving (LR 2/2014) necessita a
questo proposito di linee guida attuative snelle e in grado di dare uniformità
a questo crescente fenomeno su base regionale, tenendo conto delle
figure professionali già presenti ed adeguatamente formate e dei servizi già
presenti sul mercato per evitare, come a volte succede, un conflitto al
ribasso.
Flessibilità
per la conciliazione
|
È inoltre importante mantenere attenzione al ruolo del welfare e
dell’offerta dei servizi alle famiglie rispetto alla priorità dell’occupazione femminile. La
partecipazione femminile all’economia e al lavoro ha un riflesso sulle scelte e
sui bilanci familiari e, in ultima analisi, sulle strategie di ripresa e
sull’economia nel suo complesso. Decisivi in questo senso sono i servizi 0-6 anni per garantire da una
parte i diritti costituzionali delle bambine e dei bambini e dall’altra i
diritti delle persone. Per questo servono una maggiore flessibilità dei
servizi, una minore regolamentazione burocratica e l’impegno delle forze sociali per promuovere orari di lavoro e
modalità organizzative che favoriscano la conciliazione dei tempi di vita e di
lavoro, nel rispetto dei diritti di cittadinanza delle bambine e dei bambini. Condizioni
di reddito diversificate, tipologie di lavoro diverso, provenienze etniche
differenziate, condizioni di fragilità conclamate sono tutti elementi che rendono
particolarmente complesso l’intervento di conciliazione: la sfida è offrire una
gamma modulata e innovativa di servizi in grado di conservare nella prassi i
valori fondanti dei nostri servizi, ma nello stesso tempo di rispondere in
maniera versatile alle esigenze specifiche delle donne che lavorano.
Infine, sarà compito
della Regione facilitare, nel rispetto dell’autonomia delle parti sociali,
processi di diffusione di esperienze anche innovative di contrattazione di welfare aziendale e territoriale
integrativo.
Nuove
competenze per le sfide del Servizio sanitario regionale
|
I cambiamenti nelle
dinamiche socio-demografiche, sociali e sanitarie della popolazione e l’esigenza
di migliorare la sostenibilità economica e finanziaria dei sistemi di welfare
pongono anche il Servizio Sanitario
Regionale di fronte ad una pluralità di sfide e alla necessità di
sviluppare nuove competenze in grado di operare in modo integrato e
interdisciplinare. Capacità che possono svilupparsi solo attraverso una
rinnovata collaborazione tra il sistema dei servizi sociali e sanitari
e il sistema universitario orientata
a quattro priorità: specializzare professionisti sanitari con competenze avanzate
e innovative, costruire l’offerta formativa per i nuovi medici di medicina
generale, investire nella formazione di nuove figure professionali nell’ambito
della comunicazione pubblica e sociale in grado di svolgere il ruolo di facilitatori
del dialogo tra comunità e istituzioni, sviluppare le scienze manageriali a
supporto della sanità pubblica e, più in generale, del sistema di welfare
regionale. Obiettivo quest’ultimo che richiede di progettare con gli atenei
emiliano-romagnoli una Scuola Superiore
di Amministrazione e Gestione dei Servizi Sanitari e Sociali della Regione
Emilia-Romagna, in grado di supportare in tale ambito anche processi di
innovazione e ricerca.
Dando
seguito agli impegni assunti nel programma di mandato, nell'ambito della
programmazione strategica del Servizio Sanitario Regionale, fermo restando le
titolarità contrattuali delle OO.SS. e delle AA.II. firmatarie, nonché la
necessaria condivisione e la verifica sulla possibilità e praticabilità, di una
sperimentazione per l’istituzione di un fondo regionale per la sanità
integrativa per l’erogazione di prestazioni
extra LEA. Fondo alimentato dalla contrattazione nazionale, articolata,
e da risorse aggiuntive derivanti dall’adesione di cittadini anche non
lavoratori. Confermando comunque che il riferimento anche per adesioni di
carattere contrattuale va inteso in termini di volontarietà. Le risorse
saranno collegate al SSR attraverso meccanismi di convenzionamento.
5.
SVILUPPO, IMPRESE E LAVORO
Per
raggiungere l’obiettivo condiviso di generare un nuovo sviluppo per una nuova
coesione sociale, individuiamo tre linee strategiche - Economia forte,
aperta, sostenibile e globale; Società del lavoro imprenditiva e dinamica;
Società equa ed inclusiva - a cui devono essere orientati gli
interventi regionali per il
capitale umano, per il sistema economico-imprenditoriale e per lo sviluppo del
sistema agroalimentare del territorio, cofinanziati
dai Fondi europei (Fse,
Garanzia Giovani, Fesr, Feasr) descritti nelle pagine che seguono.
Per massimizzare gli impatti di tali
interventi e generare sul territorio effetti duraturi e diffusi, secondo i
principi di addizionalità e sussidiarietà delle risorse europee, ci impegniamo
a una programmazione integrata delle risorse dei tre Programmi
Operativi Fse, Fesr e Feasr, individuando per il
periodo 2014-2020 circa 880 milioni di euro per un’economia forte,
aperta, sostenibile e globale, 210 milioni euro per una società del
lavoro imprenditiva e dinamica, 580 milioni di euro per una società equa
ed inclusiva.
Al fine di creare condizioni favorevoli alla crescita e alla competitività sostenibile
di tutte le imprese, in coerenza con la comunicazione dello Small Business Act COM (2008) 394 e con
la Legge regionale n.27/2014, n. 7 (Legge comunitaria regionale
per il 2014), la Giunta regionale, con l’approvazione del Test Micro,
Piccole e Medie Imprese
(MPMI) e della scheda per
l'Analisi di Impatto della Regolazione (AIR ), dà
avvio ad una applicazione sperimentale di tali strumenti.
Per promuovere l'introduzione di principi etici nei
comportamenti aziendali, dando valore al rating
di legalità delle imprese, e favorire la nascita e
la crescita di imprese e filiere produttive innovative e socialmente responsabili, la Giunta ha
inoltre approvato la Carta dei Principi di
responsabilità che dovrà essere sottoscritta dalle imprese nella
partecipazione ai bandi della Direzione generale Attività Produttive,
Commercio, Turismo.
5.1 Economia forte, aperta, sostenibile
e globale
Per un’economia forte, aperta, sostenibile e
globale, la Regione si impegna in primo luogo a dare attuazione alla Strategia
Regionale di Innovazione per la Specializzazione Intelligente, investendo sui
settori trainanti dell’economia regionale (sistema
agroalimentare, sistema delle industrie e delle attività dell’edilizia e delle costruzioni, sistema della meccatronica
e della motoristica) e sulle
filiere emergenti delle scienza della vita e dell’economia creativa,
rafforzando i driver del cambiamento (ICT, green economy, benessere e qualità
della vita) e sostenendo l’innovazione e
la modernizzazione dei servizi e la sostenibilità
ambientale dei sistemi produttivi.
Per ridurre la forbice che
si è creata nel sistema produttivo occorre aumentare il numero di player in
grado di giocare sul mercato globale, anche attraverso politiche a
sostegno di innovazione, internazionalizzazione, specializzazione e crescita
dimensionale delle piccole imprese. Assicurare che tutte le componenti di una
filiera operino con gli stessi livelli di qualità, sostenere i processi di aggregazione e crescita
delle imprese e delle filiere attraverso progetti di innovazione organizzativa,
di processo e di prodotto, è strategico
per creare una nuova economia che, contrastando la segregazione lavorativa e professionale di
genere, sviluppi occupazione e nuovi lavori nel campo dei green jobs, della web economy e delle tecnologie
digitali, del vecchio e del nuovo artigianato, del terziario
di mercato, delle industrie
culturali e creative, dell’industria
della salute e del benessere, del turismo, del commercio e dei servizi innovativi.
Particolare
importanza assumono la spinta all’innovazione e all’evoluzione delle
imprese che operano nei diversi settori dei servizi alle imprese e il sistema
logistico e della rete di trasporto delle merci.
Rilancio
della
manifattura
|
Obiettivo è fare
dell’Emilia-Romagna la punta avanzata della nuova manifattura che si sta ridisegnando a livello globale. Una
manifattura connessa a nuovi servizi
altamente specialistici, capace di coniugare sostenibilità ambientale,
produzione di conoscenza e valorizzazione e trasferimento dei risultati della
ricerca e di contaminare competenze
culturali e creative con competenze tecnologiche per trasformare
contenuti in prodotti ad alto valore aggiunto. Senza tralasciare il ruolo
fondamentale che per le nostre imprese ha lo sviluppo delle competenze manageriali e l’introduzione
di metodi e tecnologie avanzate nella gestione d’impresa, favorendo peraltro i
processi di ricambio generazionale.
A tal fine un ruolo importante sarà giocato anche dall’evoluzione del sistema
delle professioni verso la
costituzione di nuove società o forme associate, in grado di affrontare le
sfide poste dai mercati e dalle nuove tecnologie.
Il
turismo è una delle leve decisive per la crescita economica ed occupazionale
nella nostra regione. Operare
per incrementare le quote di mercato delle
imprese turistiche attraverso investimenti per la valorizzazione del patrimonio
culturale e ambientale, sostenere la transizione
verso un nuovo modello di gestione turistico-territoriale, promuovere e
sostenere la promo-commercializzazione della filiera turistica, qualificare e
innovare il sistema delle imprese che operano anche negli ambiti del commercio e dei servizi per qualificare il sistema dell’accoglienza sono tra le
priorità da perseguire.
Agricoltura
e agroindustria
|
Per un’economia regionale forte,
aperta, sostenibile e globale, la competitività dell’agricoltura e
dell’agroindustria e lo sviluppo delle comunità rurali sono in
Emilia-Romagna strategiche. Il
rafforzamento delle relazioni fra il mondo della ricerca e quello delle imprese
in questo settore, la programmazione e la qualificazione
delle produzioni e lo sviluppo di
modalità produttive maggiormente sostenibili, la diversificazione e la multifunzionalità
delle aziende agricole per la creazione di nuove occasioni di reddito e di
lavoro, la valorizzazione di sottoprodotti per fini biotecnologici, sono tra le
azioni prioritarie da mettere in campo. L'organizzazione della filiera alimentare (messa in rete di servizi, innovazione,
produzione primaria, trasformazione, commercializzazione) e la capacità di
coniugare la sostenibilità e la competitività, anche attraverso la circular economy e la chiusura dei
cicli produttivi, la qualificazione ambientale delle filiere, la valorizzazione
delle produzioni a qualità regolamentata e del settore forestale, la promozione
di una visione integrata tra agricoltura, paesaggio, tipicità delle produzioni
e turismo sono condizioni altrettanto necessarie per la competitività e
l’occupazione nel settore.
Un’economia forte, aperta, sostenibile e
globale necessita di competenze innovative e di interventi sul capitale umano
coerenti con le strategie delineate. Oltre alla strutturazione di filiere
formative, rispondenti alla Strategia Regionale di Innovazione per la
Specializzazione Intelligente, alla promozione di network di soggetti formativi, imprese, enti di ricerca per trasferire nelle imprese, anche piccole, gli esiti della ricerca in termini di innovazioni di prodotto e processo, e a favorire lo sviluppo dell’istruzione
politecnica anche attraverso il sostegno ad iniziative congiunte delle
università, riteniamo prioritaria la programmazione di piani formativi strumentali a sostenere specifici territori (città, aree
interne), settori e singole realtà o sistemi di
imprese ad alto potenziale di sviluppo e di incremento della base occupazionale; la programmazione di azioni formative, di accompagnamento e di coaching alle figure imprenditoriali e al management per la
formulazione e attuazione di strategie di riposizionamento sul mercato di
riferimento, nonché di accesso a nuovi mercati; interventi formativi tempestivi e flessibili per
accompagnare i processi di innovazione, riorganizzazione e riposizionamento competitivo, contribuendo alla qualificazione e riqualificazione del capitale umano delle imprese,
in particolare con una sperimentazione nel settore dell’edilizia grazie alle
risorse aggiuntive del Fondo nazionale
delle politiche attive.
Investimenti
strategici privati
|
Il
sistema produttivo italiano è comunemente accusato di essere poco propenso a
investire. Le più recenti analisi degli investimenti e della spesa per
innovazione mettono in discussione questa visione. La capacità di innovare
delle imprese, in particolare di quelle manifatturiere, è alta. Per far leva su
questa propensione occorrono politiche adeguate. Poniamo al centro delle politiche di sviluppo il rilancio degli investimenti strategici privati per incrementare le
esportazioni e creare nuova occupazione, stabile e qualificata, rafforzando la
competitività e la capacità di innovazione del sistema produttivo regionale e
offrendo un ambiente favorevole agli investimenti di grandi dimensioni e grande
qualità, nella direzione della promozione del made in Italy e della green
economy.
Per attrarre sul territorio nuovi insediamenti
produttivi, sostenere il rientro
di imprese che hanno delocalizzato e generare condizioni per radicare sul
territorio la testa, ovvero le fasi
strategiche dei cicli produttivi, diamo piena attuazione alle Legge regionale n.14/2014 “Promozione
degli investimenti in Emilia-Romagna”.
Attraverso gli “Accordi per l'insediamento e lo sviluppo" previsti
dalla Legge regionale – e in sinergia con il Governo nazionale al quale
chiediamo di siglare un accordo sulle
politiche industriali – a fronte di nuovi insediamenti produttivi e progetti di crescita e riconversione che si
caratterizzino per elevato valore dell’investimento privato, specializzazione,
innovazione, sostenibilità ambientale e buone ricadute sull’occupazione e sulla
qualificazione delle filiere produttive locali, ci impegniamo a sostenere azioni di
ricerca e sviluppo, qualificazione e riqualificazione delle risorse umane, incentivi
all’occupazione, qualificazione energetica e ambientale dell’insediamento e investimenti
pubblici di supporto all’insediamento.
Eco-sistema
dell’innovazione
|
La possibilità di un’economia di riposizionarsi
a livello globale è sempre più l’esito dell’investimento in ricerca e
innovazione scientifica, tecnologica organizzativa, e della capacità di
diffonderne e trasferirne i benefici alle istituzioni, alle imprese di ogni
dimensione e alla società.
L’Emilia-Romagna deve proseguire con forza il percorso di costruzione,
avviato in questi anni, di un grande e diffuso eco-sistema regionale
dell’innovazione, basato su relazioni forti fra imprese innovative e strutture
di ricerca industriale con un pieno coinvolgimento di Università, Centri di Ricerca
e Centri per l’Innovazione, grazie anche al ruolo svolto dal Consorzio ASTER. La
sfida è accrescere la comunità dei protagonisti dei processi innovativi,
coinvolgendo in particolare industria e nuovo terziario avanzato, cercando reti
e relazioni a livello nazionale e comunitario.
Opereremo per sostenere e rafforzare il ruolo di imprese-laboratori e
centri per l’innovazione e delle loro associazioni, sostenendo la loro
promozione a livello nazionale ed europeo, in stretta sinergia con i programmi
della Commissione e del Piano Nazionale
della Ricerca in corso di discussione. Ricerca e Innovazione devono
accompagnarsi con un rafforzamento della capacità del sistema regionale di operare
a livello internazionale, sia attraverso le imprese e le principali filiere
produttive, che attraverso i vari attori istituzionali, con un rinnovato ruolo
delle reti, delle manifestazioni fieristiche e del programma promozionale
annuale. Un ruolo propulsivo per l’innovazione è giocato dalle città e dalle loro infrastrutture per
la competitività: laboratori urbani per
l’ICT e l’innovazione sociale, incubatori e acceleratori d’impresa,
tecnopoli della ricerca industriale integrati con Università, Rete Politecnica
e Alta formazione.
Bologna
e l’Emilia-Romagna hub europeo della ricerca
|
Le nostre università, i centri di ricerca, la Rete Alta Tecnologia, le numerose imprese del territorio che
operano come fornitori dei laboratori più avanzati costituiscono una
straordinaria piattaforma di conoscenza, che ha le potenzialità per essere
riconosciuta come grande infrastruttura di ricerca di dimensione europea. Un’ambizione che vogliamo sostenere per
beneficiare di tutte le opportunità che offre la comunità scientifica
internazionale e attrarre sul territorio persone e competenze altamente
qualificate. Per raggiungere l’obiettivo di fare di Bologna e
dell’Emilia-Romagna un hub della ricerca, ci impegniamo a rafforzare le
strutture regionali della ricerca industriale accreditate attraverso percorsi
di crescita e aggregazione sulle aree tematiche dell’S3, completare la rete dei
Tecnopoli della Ricerca con il nuovo Hub previsto a Bologna, raccordare
l’azione regionale con il livello nazionale e comunitario e dei protagonisti
della rete verso il sistema produttivo regionale.
5.2 Società del lavoro imprenditiva e dinamica
L’Emilia-Romagna è una regione altamente imprenditiva. Cultura del fare,
dell’intraprendere e del lavoro caratterizzano da sempre il nostro sviluppo. Vogliamo
dare un nuovo impulso a questa inclinazione valorizzando progettualità per il
rafforzamento di giovani imprese già
avviate e per la creazione di nuove imprese in tutti i settori dell’economia regionale, come uno degli
strumenti per creare nuova occupazione.
L’internazionalizzazione del sistema deve coniugarsi con la nascita di nuove imprese a base locale in settori
acceleratori della crescita – cura del territorio e cura della persona in
primis – in grado di rispondere in modo qualificato e innovativo a bisogni che
rappresentano una quota significativa della domanda interna del Paese.
Un Piano integrato della
Giunta regionale individuerà e coordinerà gli interventi finanziati dai PO Fse,
Fesr e Fears che possono facilitare questo processo e sostenere in modo più
efficace le persone nell’avvio di lavoro
autonomo e nella creazione
di nuove imprese, non solo ad alta intensità di conoscenza e innovazione
tecnologica (start-up innovative e gli spin-off
della ricerca), ma in tutti i settori dell’economia regionale e in particolare in
agricoltura e nel terzo settore.
Completare e qualificare l’offerta degli incubatori d’impresa; assicurare accesso al
credito e semplificazione; valorizzare e sostenere le attitudini
e le propensioni dei lavoratori dipendenti ad investire sulla continuità delle imprese, accompagnando i processi di workers buyout; promuovere il ricambio
generazionale in tutti i settori dell’economia e in particolare
in agricoltura, favorendo quello nelle imprese agricole che hanno possibilità
di "successione", ma anche supportando l’ingresso nel mondo
produttivo di giovani provenienti da altri settori; sostenere l’avvio di nuove piccole imprese extra agricole nei territori più fragili, con particolare
attenzione ai Comuni montani sono tra le azioni
da sostenere.
Inoltre, per accompagnare i processi di consolidamento e di crescita di neo imprese già avviate, intendiamo favorire l’innalzamento delle competenze gestionali e manageriali e assicurare percorsi di internazionalizzazione attraverso
un’azione di incubazione permanente.
5.3 Società equa e inclusiva
Gli anni della crisi economica hanno aumentato e diversificato disparità
e povertà della società regionale.
Per ricostruire su solide basi di equità i presupposti di sviluppo e di
mobilità sociale di una società inclusiva e attenta all’uguaglianza di genere,
occorre affrontare bisogni complessi
e in via prioritaria evitare che fenomeni temporanei evolvano in rischi di
marginalità sociale.
Con questo obiettivo ci impegniamo ad innalzare i livelli di istruzione
delle persone, a contrastare la dispersione scolastica e garantire a tutti
l’opportunità di conseguire una qualifica professionale; a costruire un sistema
di interventi per l’inclusione sociale attraverso l’integrazione tra politiche
e servizi educativi, del lavoro, sociali e sanitari; a promuovere il lavoro quale
più potente strumento di inclusione
sociale; e a rafforzare e a generare un nuovo welfare aperto alla collaborazione tra pubblico e privato,
capace non solo di promuovere sviluppo e innovazione sociale ma anche di creare
nuova occupazione.
Al raggiungimento di questi obiettivi
risponde anche il progetto di legge Inclusione
e lavoro, che vede già impegnati amministrazione e parti sociali in un
percorso di confronto finalizzato a un’integrazione dei servizi sociali,
sanitari e del lavoro per favorire, attraverso una presa in carico integrata e
multidisciplinare, l’incontro con il lavoro delle persone fragili e vulnerabili
e per sostenerne l’autonomia.
Per quanto riguarda in particolare le persone immigrate - che in
Emilia-Romagna costituiscono il 13% della popolazione complessiva residente – è
necessario dare piena attuazione all’insieme delle azioni previste dal Piano
triennale per l’integrazione sociale e l’interculturalità nella scuola, nelle
politiche sociali e nel lavoro. Fondamentali sono le azioni formative per l’acquisizione
delle competenze linguistiche, oltre all’acquisizione di competenze
professionali orientate al mercato del lavoro.
Nel ripensare ai principi e al concetto stesso di sviluppo, occorre sottolineare
la portata e le potenzialità del welfare come produttore di economia sociale, la sua capacità di
rispondere a bisogni sempre più differenziati e personalizzati, rafforzando la
qualità del capitale sociale territoriale, secondo principi di solidarietà e
promozione dell’autonomia delle persone, a cui il sistema dei servizi regionali
deve puntare per il più lungo tempo possibile.
L’economia
sociale, patrimonio invidiato di questa regione, va sostenuta in quanto ambito
di potenziale crescita occupazionale, di recupero di lavoro sommerso ed
diversificazione dei modelli di impresa.
5.4
Politiche per il credito
Riteniamo che, per il raggiungimento degli
obiettivi di “Lavoro e sviluppo”, un’attenzione particolare vada riservata alla
presenza sul territorio di buone condizioni di accesso al credito insieme al
processo di capitalizzazione delle imprese necessario per aggredire contesti
globali e competitivi.
Ci impegniamo pertanto ad assicurare un sistema
efficiente delle garanzie in grado di accompagnare in particolare le piccole
e medie imprese verso i finanziamenti necessari per la crescita e a
sostenere la capacità del sistema regionale integrato dei Confidi di
accedere ed utilizzare i servizi di livello nazionale e comunitario messi a
disposizione dal Fondo Centrale di garanzia e dal fondo FEI, offrendo alle
imprese assistenza e affiancamento per migliorare la gestione finanziaria
complessiva. Saranno rafforzate inoltre le relazioni con i fondi e gli investitori
già presenti sul mercato nazionale e internazionale.
Le politiche regionali opereranno in
integrazione a quelle nazionali e comunitarie per sostenere e accrescere
l’azione congiunta dei fondi rotativi (in ambiti quali l’energia, le start-up e
la cooperazione) e dei fondi di garanzia, anche nella forma delle tranched
covered per l’espansione e la qualificazione produttiva. Favorire lo sviluppo
stabile del mercato della garanzia necessita inoltre il sostegno
all’aggregazione dei Confidi regionali. Tale aggregazione consentirà di operare
secondo i nuovi requisiti previsti per i soggetti vigilati e dovrà garantire
livelli adeguati di efficienza nella gestione a favore di un contenimento dei
costi per le imprese.
Vanno promosse inoltre azioni per sostenere le
diverse forme di micro-credito, particolarmente rilevanti per l’avvio
delle piccolissime realtà produttive, integrando i fondi regionali con quelli
previsti da iniziative comunitarie e in corso di sperimentazione da parte di
alcuni Confidi regionali.
Gli sforzi dei soggetti pubblici debbono
integrarsi con l’impegno del sistema finanziario per garantire credito e
favorire l’accesso a strumenti di garanzia e agevolazione previsti a livello
nazionale e comunitario. Vanno infine promossi e incentivati i percorsi delle
imprese verso processi di capitalizzazione e di ricerca di capitali, anche
mediante nuovi strumenti quali le emissioni obbligazionarie e le quotazioni nei
diversi segmenti della Borsa.
Particolare attenzione deve essere prestata al
settore agricolo, con il sistema AGRIFIDI integrato alle opportunità offerte
dalla BEI per la garanzia di finanziamento integrativo delle attività dei piani
di attuazione del PSR.
6.
TERRITORIO
E LAVORO
Nei prossimi anni la competizione globale sarà
fondata sulla capacità di un territorio di attrarre imprese, capitale
umano e progetti innovativi e ad alto valore aggiunto. Per attrarre,
occorre una nuova sinergia tra investimenti pubblici e privati
e tra strategie regionali e locali volta da un lato a permettere all’economia
regionale di tornare a competere e creare posti di lavoro, dall’altro ad
aumentare la qualità della vita delle persone. Il territorio, la sua identità,
il suo capitale produttivo, sociale e culturale e la sua sicurezza
sono decisivi per moltiplicarne e capitalizzarne gli effetti.
La nostra scelta è rilanciare gli investimenti pubblici a esternalità
positiva, rafforzando l’integrazione tra i diversi livelli istituzionali attraverso programmi e strategie di sviluppo
di scala sub-regionale, a partire
dalle aree prioritarie per la politica di coesione: città-agenda urbana, aree
urbane, montagna, costa, asse del Po e territorio colpito dal sisma nel 2012.
La Regione intende dare attuazione alla Politica di coesione e ai Fondi Strutturali
di Investimento Europei sostenendo le eccellenze
territoriali in grado di attrarre investimenti privati e condividendo con i
diversi livelli istituzionali i fabbisogni del territorio per rimuovere gli
ostacoli che ancora permangono per uno sviluppo armonico e coeso della regione
(come ad esempio le aree montane, l’area deltizia della costa o l’area
interessata dal sisma 2012).
Piano
decennale
per la manutenzione
del territorio
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Primo pilastro di questa politica è l’investimento ingente che ci
impegniamo a realizzare per contrastare
il dissesto idrogeologico attraverso interventi strategici e una
capillare manutenzione del territorio. Passare da una logica
emergenziale a un piano strutturato di prevenzione del rischio idrogeologico è
uno degli obiettivi prioritari del nostro mandato.
Le risorse nazionali e il forte impegno sul fronte
degli stanziamenti nel Bilancio regionale permettono di dare avvio a programmi
pluriennali di manutenzione del reticolo idrografico, dei versanti e della
costa, integrando diverse azioni per un piano decennale per la sicurezza del
territorio regionale con
cui, in raccordo con i territori, verranno individuati tutti gli interventi
destinati a emergenza, manutenzione, prevenzione e opere strutturali. Tale programma pluriennale conta su un investimento
complessivo di circa 825 milioni di euro per garantire sicurezza e il
rilancio dell’occupazione connessa alla manutenzione ambientale. Sarà realizzato
garantendo l’accesso alle gare pubbliche delle piccole imprese del territorio e
sarà fondato su una forte integrazione istituzionale. Per il 2015 l’investimento
è pari a oltre 200 milioni di euro, di cui 100 milioni nei primi 100
giorni di legislatura.
Contribuiscono allo stesso obiettivo gli strumenti e le risorse del Programma
Operativo Feasr (293 milioni di euro per
il periodo 2014/2020) per il ripristino del potenziale produttivo interessato
da eventi calamitosi che
mettiamo a disposizione del settore agricolo, e il Piano Forestale Regionale, un’importante occasione di rilancio delle funzioni
produttive del bosco, di riqualificazione delle imprese del settore e di incremento
dell’occupazione.
Riqualificazione
energetica
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La sostenibilità ambientale è un principio non
negoziabile. Prioritario è il nostro impegno per una politica energetica
in grado di ridurre l’uso di energie fossili e di garantire miglioramenti
continui degli standard di efficienza energetica degli edifici, degli impianti
pubblici, delle aree e dei processi produttivi. Per questo sosteniamo i
percorsi di diagnosi energetica e i relativi investimenti privati e pubblici
mettendo a disposizione 77 milioni di euro del Programma Operativo Fesr
a favore dell’introduzione di energie rinnovabili e di sistemi di
efficientamento energetico e promuoviamo, attraverso il Patto dei Sindaci,
l’ulteriore allargamento dei Comuni coinvolti nell’iniziativa europea e
nell’attuazione nel tempo dei programmi/progetti previsti. Ci impegniamo
inoltre in un’ampia attività di ricerca e di innovazione insieme ad imprese e
centri di ricerca per favorire nuove soluzioni per le imprese che operano nei
settori dell’energia, delle costruzioni e dei materiali, prioritarie anche per
lo sviluppo della Strategia di Specializzazione Intelligente.
Decisivo per la sostenibilità ambientale e per il raggiungimento degli obiettivi previsti dal PRGR in esame è anche il sostegno alla circular economy e alle filiere capaci
di creare nuovi lavori attraverso la valorizzazione e il riutilizzo di rifiuti
urbani e speciali generati sul territorio, nonché delle bonifiche, allargando in tali
ambiti la gamma dei prodotti e dei servizi delle imprese dei servizi pubblici
locali e affidando ad Atersir il ruolo di autority regionale.
Con il nuovo
Piano energetico regionale previsto per il 2016, parti sociali, sistema
imprenditoriale e istituzioni debbono essere in grado di ridefinire obiettivi e
strumenti per lo sviluppo della low carbon economy, valorizzando al massimo la
capacità di innovazione delle imprese, mettendo in gioco il sistema delle
imprese di servizi pubblici e le utilities che operano nel settore e promuovendo politiche diffuse non solo verso il sistema
produttivo ma anche verso il settore civile e della mobilità.
Infrastrutture
per la
mobilità
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Per la capacità di
rispondere al duplice obiettivo di accelerare la competitività regionale e
generare positive ricadute occupazionali in settori dell’economia che vivono
una crisi senza precedenti, secondo pilastro della nuova politica di rilancio
degli investimenti è quello della mobilità. Il sistema regionale della mobilità pubblica deve poter essere
identificato come l’infrastruttura portante di una regione metropolitana.
L'obiettivo di mandato - creare un vero e proprio Sistema Metropolitano
Regionale – ci impegna in un
investimento per la legislatura di quasi 7 miliardi di euro per le ferrovie regionali e nazionali, la mobilità urbana (anche finalizzato al
rinnovo del parco mezzi), le infrastrutture viarie, le infrastrutture
autostradali, quelle aeroportuali e interportuali e in particolare del Porto di
Ravenna.
Lo sviluppo e la competitività territoriale
richiedono investimenti continui sul sistema dei beni pubblici. Attraverso la
qualificazione di beni ambientali e culturali e un
investimento a oggi quantificato in 57 milioni di euro provenienti dal
PO Fesr, diamo slancio all’attrattività turistica regionale, in stretta
integrazione con la qualificazione delle imprese e la promozione dei prodotti
turistici a livello internazionale.
Un’attenzione specifica va rivolta alle aree
urbane, alla loro riqualificazione, alla creazione di contenitori/laboratori
capaci di innovare i servizi per cittadini e ad una competitività delle nostre città
fondata sul turismo e sulle politiche culturali. La scelta di aumentare
i fondi per la cultura - 28,4
milioni di euro complessivi - risponde a molteplici ragioni. Investire in cultura significa garantire
un nuovo diritto, educare alla complessità e al pensiero critico,
tutelare il patrimonio-storico artistico e pertanto la nostra identità, valorizzare
il territorio regionale come centro di produzione culturale del nostro tempo e soprattutto
creare nuove imprese e nuova occupazione. Una sfida importante e necessaria per
una crescita in cui creatività, idee e conoscenza diventano fattore economico determinante
e in cui le città diventano luoghi privilegiati
di aggregazione e attrazione, anche turistica, che producono valore aggiunto per l’intera
regione.
Infrastrutture
telematiche
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Le reti e le nuove
tecnologie per servizi e applicazioni che permettano di migliorare la
competitività nei contesti urbani e rurali hanno bisogno di investimenti
continui e convergenti. Attraverso una programmazione integrata di risorse del Fesr
(30 milioni di euro), del Feasr (52 milioni di euro) e di ulteriori
risorse regionali investiamo su infrastrutture di rete e banda ultralarga, anche valorizzando le infrastrutture delle
multiutilities, per imprese,
cittadini, sanità, Comuni, Unioni di Comuni per contrastare il digital devide,
sostenere la competitività di persone e imprese e fare dell’Emilia-Romagna una Smart City
regionale.
Abbiamo già avviato una nuova
politica per la casa, un Piano coordinato delle politiche abitative che
conta per il 2015 su risorse certe pari a 62
milioni di euro, volto a promuovere più equità e rispetto della legalità e
a stimolare l’economia e, in particolare, il comparto edilizio. Cinque le
dimensioni dell’impegno in questo senso necessarie per realizzare concretamente
la filiera dell’abitare. Interventi di carattere assistenziale, anche di natura
temporanea per l’Edilizia Residenziale Pubblica e l’Edilizia Residenziale
Sociale. Interventi di housing sociale e co-housing, convergendo tutti gli
sforzi per mettere in campo anche risorse nazionali, quali quelle di Cassa
Depositi e Prestiti, per
favorire progetti innovativi e offrire alloggi adeguati a famiglie che faticano
a sostenere le condizioni di mercato o che devono affrontare problemi di non
autosufficienza. Emergenza abitativa con fondi per l’affitto e la morosità
incolpevole. Efficientamento energetico ed eliminazione delle barriere
architettoniche e, come più importante stimolo all’economia, sostegno a giovani coppie e ad altri nuclei
familiari (12 milioni di euro le
risorse dedicate) per l’acquisto della prima casa con interessanti possibilità
di rilancio per gli immobili invenduti, compresa l’idea di un loro recupero per
finalità sociali governate dal pubblico.
Vanno
inoltre definiti interventi organici per il sostegno all’accesso alle
abitazioni in locazione per rispondere a quell’area sempre più ampia e definita
“grigia”, che non può accedere all’ERP ed è in difficoltà a sostenere i canoni
di mercato, attraverso accordi con la piccola e grande proprietà, il rilancio
dell’Agenzia per l’affitto e il riutilizzo degli immobili pubblici. Evitare che
una gran parte di popolazione oggi più vulnerabile cada nell’emergenza casa
previene la tensione abitativa che oggi si scarica tutta sugli alloggi ERP, che
non possono essere il canale adeguato e sufficiente per soddisfare tutte le
esigenze, a fronte delle migliaia di famiglie ancora in attesa in regione.
Sul
fronte dell’edilizia scolastica ci accingiamo a stipulare mutui
pluriennali per il valore di 57 milioni di euro che consentono, sulla
base di un Piano Triennale condiviso con le istituzioni locali, di
realizzare interventi
straordinari di ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza,
adeguamento sismico, efficientamento energetico delle scuole, nonché di costruire
nuovi edifici e nuove palestre scolastiche. La sicurezza delle nostre scuole è
una priorità. Alle risorse che saranno attivate attraverso i mutui, si aggiunge
un ulteriore investimento attraverso il Programma regionale di contributi per
l’adeguamento sismico degli edifici
scolastici (3,2 milioni nel 2015). Investimenti
sono previsti anche per dotare le scuole delle infrastrutture necessarie ad innovare la propria capacità didattica. Nei
primi tre mesi di questo mandato abbiamo collegato con la banda ultralarga 53 nuove scuole dell’Emilia-Romagna, che si
aggiungono alle circa 400 già connesse. Proseguiamo nell’impegno già avviato di
creare e ampliare una grande rete in fibra ottica a servizio delle scuole
Gli investimenti
nell’area colpita dal terremoto
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Il nostro impegno è accelerare la ricostruzione delle aree colpite
dal sisma del 2012. Nei prossimi anni si prevedono ingenti investimenti per la
ricostruzione delle infrastrutture e delle opere pubbliche (in particolare beni
culturali) pari a circa 1,5 miliardi di euro. A questi vanno sommati quelli
necessari per il completamente della ricostruzione del patrimonio edilizio
pubblico e privato: sono infatti più di 18
mila le unità abitative
danneggiate dal terremoto che dovranno essere riparate o ricostruite e circa
5500 le domande presentate da imprese. Nel complesso gli investimenti sull’area
del cratere, che vedranno principalmente coinvolta la filiera dell’edilizia nella sua accezione più vasta, raggiungeranno
i 5 miliardi di euro.
7.
RIORDINO
ISTITUZIONALE E SEMPLIFICAZIONE
Riordino
istituzionale, trasparenza e semplificazione, digitalizzazione della PA al
servizio di cittadini e imprese sono le precondizioni per generare processi di
sviluppo sostenibile e coesione sociale.
7.1 Riordino istituzionale
Il contesto istituzionale nel quale nasce il Patto per il Lavoro è complesso
ed in forte movimento ed è caratterizzato da un rilevante processo di riforma
costituzionale e dal complessivo riordino delle funzioni che già competevano
alle Province, a seguito della riforma Delrio (Legge n. 56 del 20014 ). La
Regione Emilia-Romagna sta affrontando il riordino
istituzionale in corso come un’occasione per razionalizzare e qualificare
le istituzioni di governo del territorio riunificando
competenze oggi assegnate al sistema degli enti locali e spesso allocate in
un quadro frammentato con funzioni che a volte si sovrappongono e riprogettando
le strutture amministrative per
rispondere con maggiore efficacia ai bisogni e alle aspettative dei cittadini e
delle imprese. Tutto questo implica una nuova governance regionale che faccia
della collaborazione con gli enti locali il perno della propria azione.
7.2 Trasparenza e semplificazione
La
trasparenza negli atti e nelle procedure, la semplificazione come direttrice
per l’aumento dell’efficienza e la riduzione dei tempi di scorrimento dei
procedimenti amministrativi complessi, anche attraverso una digitalizzazione
massiva, costituiscono leve imprescindibili per promuovere nuovo sviluppo.
In
materia di trasparenza occorre spostare il focus dall’adempimento, comunque
necessario, alla riorganizzazione delle attività dell’amministrazione,
semplificandole e concependole fin dall’inizio in funzione della
rendicontazione e del dialogo biunivoco con cittadini e stakeholders.
Trasparenza
e semplificazione comportano la costruzione di un’istituzione aperta, capace di sostenere rapporti economici fluidi e
veloci e rapporti sociali partecipativi, pronta a monitorare gli impatti delle
politiche territoriali di sviluppo.
La
Regione si impegna pertanto a garantire la massima efficienza nell’uso delle
risorse pubbliche, la massima semplificazione dei procedimenti amministrativi e
della regolamentazione di settore, per facilitare i rapporti tra pubblica
amministrazione, cittadini, mondo dell’associazionismo e imprese e favorire la
competitività del sistema economico-produttivo e lo sviluppo della comunità nel
suo complesso.
8. CONCLUSIONI
Questo Patto rappresenta la volontà delle
diverse componenti della società regionale di condividere un sentiero di
sviluppo che possa generare una nuova coesione sociale. Sviluppo e coesione
sono la base per dare stabilità alla nostra economia e promuovere opportunità di
lavoro di qualità, tali da sostenere la visione di una regione ad alto
valore aggiunto che ritiene di poter competere in Europa e nel mondo
perché investe sulle persone, sulle loro competenze e sulla loro capacità
d’iniziativa.