mercoledì 25 febbraio 2015

Aemilia. Le dichiarazioni del Procuratore DDA Luberto

Nessuna sottovalutazione e, al contempo, nessuna generalizzazione. 
Condivido le dichiarazioni del Procuratore Luberto e i toni utilizzati.

(ER) MAFIE. DDA CATANZARO: EMILIA-R. LORO TERRA? PRIMA I PROCESSI LUBERTO 'CORREGGE' DNA: I FATTI VANNO CAPITI E IL CONTRASTO C'E'

(DIRE) Finale Emilia (Modena), 25 feb. - Anche se nel documento della Dna presentato in Senato dal procuratore nazionale Franco Roberti si definisce l'Emilia-Romagna (ormai) una terra di mafia, "nel senso pieno dell'espressione", il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Vincenzo Luberto, ci va cauto. Se quella di Catanzaro e' una delle Procure che insieme con la Dda di Bologna ha condotto gli arresti collegati ad Aemilia, Luberto mostra di prediligere altri toni. Il procuratore aggiunto ne parla oggi ad un convegno delle Polizie locali del Sulpl proprio a Finale Emilia, Comune finito nell'inchiesta della Dda dato che il suo ex dirigente ai Lavori pubblici, Giulio Gerrini, avrebbe favorito la ditta Bianchini nonostante la sua espulsione dalla white list prefettizia per i lavori del post sisma. Precisa Luberto a margine del convegno a Finale: "Io non ho l'autorevolezza del procuratore nazionale antimafia, se il procuratore l'ha detto ha le sue ragioni. Non vorrei commentare a mia volta commenti gia' autorevoli". Ma di certo, "non amo i toni roboanti in questi casi. Io dico: prima capiamo i fatti, aspettiamo che vengano portate a compimento inchieste e processi". E le menti degli emiliani, continua il magistrato antimafia, piu' che 'infiltrate' dai clan avrebbero bisogno di capire meglio: "Occorre censire, registrare e contrastare il fenomeno". E quindi parlare di "questo controllo delle menti non mi pare, francamente, sia adeguato rispetto al fenomeno, che dobbiamo imparare a conoscere da tanti punti di vista differenti". Insomma, rimarca Luberto, "non so ancora quanto le inchieste che hanno avuto sfogo ora siano maturate nel contesto sociale", quindi "starei attento a parlare di terra di mafia e terra di 'ndrangheta".

Ma perche' al nord e in Emilia non si e' fatto qualcosa prima contro il radicamento delle mafie? Il procuratore aggiunto insiste a margine: "Noi dovremmo cominciare a misurare i problemi in maniera utile e concreta, piu' che sparare suggestioni con condotta ansiogena che non servono a nessuno. Anzi- avvisa Luberto- cosi' la gente si spaventa e si fa il gioco della 'ndrangheta, che si fonda sull'intimidazione. Ognuno per la sua parte deve spiegare e controllare, e quindi costringere la gente a non avere paura".

Il procuratore cerca poi di tornare all'origine del fenomeno considerandone l'etimologia: "La 'ndrangheta si insinua nell'economia al nord? E' la sua caratteristica: 'ndrangheta viene dal greco, significa uomo diritto. L'ndranghetista si collude, e la collusione e' un accordo occulto. C'e' una mimetizzazione in Calabria cosi' come al nord, questo e' il problema. Bisogna essere molto attenti a riconoscerla e comportarsi di conseguenza". In questo senso, per Luberto la lotta alle cosche sta comunque iniziando a dare i suoi frutti anche da queste parti: "Mi pare che i contrasti si stiano verificando e determinando, occorre aiutarli facendo capire che la denuncia e' foriera di benessere e non di ritorsione, conviene economicamente. La violenza della 'ndrangheta, del resto, storicamente non si e' sprigionata per contrastare le denunce...".

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