Condivido le dichiarazioni del Procuratore Luberto e i toni utilizzati.
(ER) MAFIE. DDA CATANZARO: EMILIA-R. LORO TERRA? PRIMA I PROCESSI LUBERTO 'CORREGGE' DNA: I FATTI VANNO CAPITI E IL CONTRASTO C'E'
(DIRE) Finale Emilia (Modena), 25 feb. - Anche se nel documento della Dna presentato in Senato dal procuratore nazionale Franco Roberti si definisce l'Emilia-Romagna (ormai) una terra di mafia, "nel senso pieno dell'espressione", il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Vincenzo Luberto, ci va cauto. Se quella di Catanzaro e' una delle Procure che insieme con la Dda di Bologna ha condotto gli arresti collegati ad Aemilia, Luberto mostra di prediligere altri toni. Il procuratore aggiunto ne parla oggi ad un convegno delle Polizie locali del Sulpl proprio a Finale Emilia, Comune finito nell'inchiesta della Dda dato che il suo ex dirigente ai Lavori pubblici, Giulio Gerrini, avrebbe favorito la ditta Bianchini nonostante la sua espulsione dalla white list prefettizia per i lavori del post sisma. Precisa Luberto a margine del convegno a Finale: "Io non ho l'autorevolezza del procuratore nazionale antimafia, se il procuratore l'ha detto ha le sue ragioni. Non vorrei commentare a mia volta commenti gia' autorevoli". Ma di certo, "non amo i toni roboanti in questi casi. Io dico: prima capiamo i fatti, aspettiamo che vengano portate a compimento inchieste e processi". E le menti degli emiliani, continua il magistrato antimafia, piu' che 'infiltrate' dai clan avrebbero bisogno di capire meglio: "Occorre censire, registrare e contrastare il fenomeno". E quindi parlare di "questo controllo delle menti non mi pare, francamente, sia adeguato rispetto al fenomeno, che dobbiamo imparare a conoscere da tanti punti di vista differenti". Insomma, rimarca Luberto, "non so ancora quanto le inchieste che hanno avuto sfogo ora siano maturate nel contesto sociale", quindi "starei attento a parlare di terra di mafia e terra di 'ndrangheta".
(DIRE) Finale Emilia (Modena), 25 feb. - Anche se nel documento della Dna presentato in Senato dal procuratore nazionale Franco Roberti si definisce l'Emilia-Romagna (ormai) una terra di mafia, "nel senso pieno dell'espressione", il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, Vincenzo Luberto, ci va cauto. Se quella di Catanzaro e' una delle Procure che insieme con la Dda di Bologna ha condotto gli arresti collegati ad Aemilia, Luberto mostra di prediligere altri toni. Il procuratore aggiunto ne parla oggi ad un convegno delle Polizie locali del Sulpl proprio a Finale Emilia, Comune finito nell'inchiesta della Dda dato che il suo ex dirigente ai Lavori pubblici, Giulio Gerrini, avrebbe favorito la ditta Bianchini nonostante la sua espulsione dalla white list prefettizia per i lavori del post sisma. Precisa Luberto a margine del convegno a Finale: "Io non ho l'autorevolezza del procuratore nazionale antimafia, se il procuratore l'ha detto ha le sue ragioni. Non vorrei commentare a mia volta commenti gia' autorevoli". Ma di certo, "non amo i toni roboanti in questi casi. Io dico: prima capiamo i fatti, aspettiamo che vengano portate a compimento inchieste e processi". E le menti degli emiliani, continua il magistrato antimafia, piu' che 'infiltrate' dai clan avrebbero bisogno di capire meglio: "Occorre censire, registrare e contrastare il fenomeno". E quindi parlare di "questo controllo delle menti non mi pare, francamente, sia adeguato rispetto al fenomeno, che dobbiamo imparare a conoscere da tanti punti di vista differenti". Insomma, rimarca Luberto, "non so ancora quanto le inchieste che hanno avuto sfogo ora siano maturate nel contesto sociale", quindi "starei attento a parlare di terra di mafia e terra di 'ndrangheta".