Il patto per il lavoro, sottoscritto da tutte le forze
sociali, sindacali ed economiche dell'Emilia Romagna rappresenta un grande
risultato che conferma la tradizionale capacità di questa regione nel saper
costruire percorsi di coesione sociale.
La lunga crisi che abbiamo attraversato ha comportato
sacrifici che, nel nostro caso, sono stati drammaticamente aggravati dai
disastri naturali che hanno colpito il territorio in questi anni.
Oggi vogliamo cogliere i timidi segnali di ripresa con una
capacità corale di rilanciare la nostra economia regionale, puntando ai fattori
di nuovo sviluppo, di sostenibilità ambientale, di nuova e buona occupazione,
in un quadro di totale rispetto dei principi di legalità, di responsabilità
sociale delle imprese. Il patto per il lavoro in Emilia Romagna non può non
essere infatti un patto per la legalità e la cittadinanza responsabile;
affermazione, questa, che ha trovato traduzione concreta nel testo del patto e
negli indirizzi che esso indica per la definizione entro l'anno di un testo
unico legislativo sulle norme per gli appalti e per la legalità.
Il modello del nostro patto è alternativo al modello di
relazioni sociali del governo Renzi. A Roma si procede con arroganza e con gli
strappi. Qui si crea consenso e coesione; condizioni per una efficace duratura
dell'azione di governo.
Ne parlerò questa sera a Bologna a "Il
Cantierone", nel corso dell'incontro "Lavoro. Reddito. Dignità, lotta
alle mafie. Un'azione comune", insieme a Virginio Merola, Vincenzo Colla,
Giusepe De Marzo, Claudio Riccio, Giulia Ragonese, Federico Lacche.
Nessun commento:
Posta un commento