lunedì 20 luglio 2015




Il patto per il lavoro, sottoscritto da tutte le forze sociali, sindacali ed economiche dell'Emilia Romagna rappresenta un grande risultato che conferma la tradizionale capacità di questa regione nel saper costruire percorsi di coesione sociale.
La lunga crisi che abbiamo attraversato ha comportato sacrifici che, nel nostro caso, sono stati drammaticamente aggravati dai disastri naturali che hanno colpito il territorio in questi anni.
Oggi vogliamo cogliere i timidi segnali di ripresa con una capacità corale di rilanciare la nostra economia regionale, puntando ai fattori di nuovo sviluppo, di sostenibilità ambientale, di nuova e buona occupazione, in un quadro di totale rispetto dei principi di legalità, di responsabilità sociale delle imprese. Il patto per il lavoro in Emilia Romagna non può non essere infatti un patto per la legalità e la cittadinanza responsabile; affermazione, questa, che ha trovato traduzione concreta nel testo del patto e negli indirizzi che esso indica per la definizione entro l'anno di un testo unico legislativo sulle norme per gli appalti e per la legalità.
Il modello del nostro patto è alternativo al modello di relazioni sociali del governo Renzi. A Roma si procede con arroganza e con gli strappi. Qui si crea consenso e coesione; condizioni per una efficace duratura dell'azione di governo.
Ne parlerò questa sera a Bologna a "Il Cantierone", nel corso dell'incontro "Lavoro. Reddito. Dignità, lotta alle mafie. Un'azione comune", insieme a Virginio Merola, Vincenzo Colla, Giusepe De Marzo, Claudio Riccio, Giulia Ragonese, Federico Lacche.
 

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