Allegato 2
Testo Unico su appalti e legalità
Beni sequestrati e confiscati alle
mafie
Il patto per
il lavoro prevede la presentazione da parte della Giunta Regionale di un P.d.L.
riguardante un Testo Unico su appalti e legalità da approvarsi auspicabilmente
entro il 31.12.2015.
A tal fine, i lavori
preliminari alla formulazione della proposta di legge verrà svolto in sede di Consulta
per la legalità, la cui costituzione avverrà entro l’estate 2015, che sarà partecipata da tutte le parti sociali.
La Consulta, a partire dall’esperienza maturata nella ricostruzione
post-terremoto (e in particolare dal Protocollo
sulla legalità sottoscritto il 27 Giugno 2012) e dalle Leggi di settore n.11
del 26/11/2010 (“Disposizioni per la
promozione della legalità e della semplificazione nel settore edile e delle
costruzioni a committenza pubblica e privata”), n.3 del 9/5/2011 (“Misure per l'attuazione coordinata delle politiche
regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, nonché della
promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile”; e
n.3 del 12/5/2014 (“Disposizioni per la promozione della
legalità e della responsabilità sociale nei settori dell'autotrasporto, del
facchinaggio, della movimentazione merci e dei servizi complementari”), deve avere come obiettivo, nell’elaborazione del
Testo Unico, la valutazione dell'estensione della normativa regionale vigente
sugli appalti a tutti settori produttivi, commerciali e di servizio, incluso le
utilities, compresa la clausola sociale.
La Consulta valuterà le modalità e le specificità
per caratterizzare il sistema degli appalti premiando qualità, regolarità,
trasparenza, prevedendo nei cambi d’appalto l’introduzione della clausola
sociale per il mantenimento dei livelli occupazionali nella salvaguardia dei
rapporti di lavoro in essere, semplificando e riducendo le stazioni appaltanti
e definendo una normativa certa in materia di responsabilità su appalti e
subappalti.
Il Testo Unico deve comprendere inoltre misure
sui beni sequestrati e confiscati
alle mafie ai fini di promuovere un intervento della regione in materia.
Dall'ultimo
rapporto del Ministero della Giustizia (Febbraio/2015) sulla consistenza,
destinazione ed utilizzo dei beni sequestrati o confiscati, così come dalle ricerche condotte in
ambito regionale, si
conferma infatti, da un lato la positiva evoluzione dei provvedimenti
giudiziari che colpiscono le rendite mafiose, dall’altro un crescendo di
incongruenze ed impedimenti procedurali che rallentano le confische definitive
ed il riutilizzo dei beni; con rischi crescenti di degrado per i beni
inutilizzati ed il fallimento delle imprese, con pesanti ricadute sociali,
occupazionali e di “credibilità” dell'antimafia.
Occorre
affrontare con urgenza le problematiche dovute alla centralizzazione di ogni
competenza in capo all’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati
(ANBSC), favorendo un rapporto diretto e collaborativo col sistema delle
Istituzioni che governano il territorio, dalle Regioni ai Comuni, e con la rete
sociale e civica.
A
tale fine è necessario mettere in rete i diversi soggetti che oggi operano in
modo autonomo (Regione, Agenzia, Prefetti, Sindaci), favorire una conoscenza
puntuale da parte dell’amministrazione regionale delle quantità, delle tipologie e delle collocazioni territoriali dei beni oggetto
prima di sequestro, poi di confisca, e attribuirle un ruolo di coordinamento
territoriale al fine di coinvolgere i Comuni e la società civile.
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